Cos’è un rituale per il neonato, ma sopratutto che cos’è per un bimbo più grande?
È’ un’azione che si ripete sempre con le stesse modalità, nella stessa maniera e che offre al piccolo la possibilità di riconoscere il momento e comprendere cosa accadrà dopo.
Prendiamo ad esempio il momento di andare a nanna, che rappresenta un passaggio fondamentale nella giornata di un neonato.
Quando si torna a casa dall’ospedale con il proprio neonato si è molto felici, emozionate, ed anche molto confuse e spaventate.
Ci hanno detto molto sul Travaglio, su come riconoscerlo, come affrontarlo, su cosa fare ed a volte cosa non fare. Ci hanno informate anche sul parto e su come gestirlo, ma poi? Chi ci ha istruite sul dopo? Molte volte si ha l’impressione che ci sia un enorme vuoto. Ed ora? Probabilmente chi ci ha sostenute per questo bellissimo aspetto della nascita non ci ha parlato forse con altrettanta ampiezza di quali bisogni ha un neonato, o almeno così ci sembra.
Sembra quasi che tutto sia scontato, sei donna per cui madre e di conseguenza hai tutti gli strumenti tutto il sapere è nelle tue mani.
Molte persone pensano tutto ciò aggiungendo purtroppo, il neonato lo devi abituare a tutto, ai rumori ad esempio, devi portartelo ovunque e fare le tue cose perché lui si adatta, altrimenti sei nei guai.
Molte si sentono autorizzate a dare consigli in base al proprio vissuto, al proprio bambino, applicando quasi fosse uno stampo la loro esperienza agli altri bimbi.
Però non è così , ogni bimbo è diverso dall’altro, ogni neonato ha una mamma diversa, per cui non si può pensare di fare la stessa cosa con il proprio bimbo, perché non è così.
Io aggiungo anche, se volevate continuare a fare la vostra vita indisturbate, come se non fosse accaduto nulla, potevate evitare di avere un bimbo.
Comunque a parte le mie considerazioni, un po’ forti se volete, il neonato va aiutato ad adattarsi a questa nuova vita ed ha bisogno di tempo, di silenzio e sopratutto grande rispetto.
Si, quel rispetto che usiamo quando viene a trovarci una persona nuova, quello che usiamo per non disturbare, moderando la nostra voce nel parlare con lui.
Non faremmo mai riposare una persona amica se nella stessa stanza noi stiamo conversando, magari a tavola con altri amici.
Come non metteremo mai una persona amica a dormire la mattina in cucina, il pomeriggio in salotto, la sera in una camera da letto e poco dopo in un’altra stanza.
Questo invece accade regolarmente quando il piccolo dorme in carrozzina, quando insomma non ha un luogo preposto alla nanna, come può accadere avendo un letto od una culla.
Il neonato ha bisogno di stabilità, di punti di riferimento, di rituali, che lo aiutino a riconoscere cosa accadrà ora e dopo.
Un errore che vedo sempre più frequentemente è quello di pensare che poi quando sarà più grande ci saranno delle regole, per ora andiamo avanti cosi, tanto lui non capisce.
Questo è uno sbaglio grande, le buone abitudini, i buoni propositi vanno seguiti fin dai primi giorni per poter avere dei buoni risultati, ma sopratutto per avere bimbi sereni e sicuri di se.
Ricordando sempre che per apprendere le buone abitudini ci vogliono pochi giorni o addirittura poche ore, per togliere delle cattive abitudini ci vuole tanto tempo, alle volte anche tanta sofferenza da parte del neonato e dei genitori.
Un esempio classico è l’addormentarsi in braccio. Nei primi giorni i neonati si addormentano di sovente mentre mangiano e continuano a dormire in braccio. Poi il tempo passa la consuetudine diviene una esigenza perché il letto è freddo, poco accogliente e non si hanno dei punti di riferimento.
C’è però una difficoltà , sono trascorsi tre mesi, il piccolo non pesa più kg 3,200, ma pesa 7/8 kg. e non si addormenta più in tre minuti, ma in ventitré, se tutto va bene, e poi si sveglia come lo metti in culla ed allora diviene una lotta con la propria schiena e con il bimbo.
I conflitti crescono di pari passo con la stanchezza ed anche le difficoltà diventano vere e proprie problematiche.
Un’altra problematica che diviene tale se non la si è considerata fin dai primi giorni è la pappa.
Il cucchiaino non viene pensato come uno strumento che serve fin dai primi giorni per somministrare le vitamine, poiché quelle si preferisce darle direttamente dal contagocce, poi però al momento delle pappe, o per mancanza di tempo oltre che di conoscenza, si fanno pasticci a non finire e intorno agli otto mesi si grida al bimbo inappetente e non di rado anoressico! Ma Cosa si è fatto prima? Cosa è accaduto? Nulla.
Ho visto un bimbo iniziare le pappe in maniera stupenda, peccato però che a quindici mesi era ancora tutto fermo alla prima modalità della prima pappa senza evolversi ed evolvere con lui.
Allora poi, la mamma mi chiede, come mai non mangia più nulla? Perché bisogna imboccarlo e nel frattempo farlo giocare e distrarlo altrimenti salta il pasto? Perché forse i sapori non sono cambiati? Perché mangia ancora le cose frullate nel mixer? Perché nessuno si è preso la briga di mangiare insieme a lui e di offrirgli cose diverse?
Mangiare insieme ad un bimbo è la cosa più bella e la più istruttiva che si possa immaginare.
Forse dovremmo avvicinare i nostri orari ai suoi? O ancora dovremmo fare delle cose più semplici che possa mangiare anche il nostro bimbo?
Sicuramente ci guadagnerà la nostra linea e lui imparerà tantissimo senza annoiarsi.
Il mio invito vuole essere solo uno.
Impariamo ad ascoltare il nostro bimbo a cogliere i suoi segnali ed a rispettarli.
Scopriremo un mondo meraviglioso e lui sarà più felice.
Proviamo almeno a chiederci cosa posso fare per la sua autonomia?
Perché se oggi mi rendo più disponibile alle sue necessità, domani lui sarà più indipendente, sicuro di se e felice.